venerdì 21 ottobre 2011

ASSASSINO


ASSASSINO
dall'arabo: [hashishiya] fumatore di hashish

Agli albori del secondo millennio, dalla impenetrabile rocca persiana di Alamut, una setta islamica guidata dal capo carismatico Hasan i-Sabbah - anche noto come Vecchio della montagna - si imponeva sugli equilibri di potere del medio oriente. Si trattava della setta dei Naziriti, meglio noti come Assassini, che perseguivano i propri obiettivi politici tramite un uso sistematico dell'omicidio. Ferrei nella propria morale e smaliziati nella scelta di chi ora appoggiare, ora osteggiare, la loro fama ci mise poco ad arrivare in Europa - anche perché se la dovettero vedere con loro gli stessi crociati.
Si dice che prima di commettere gli omicidi fossero soliti fumare hashish. E si dice anche che all'interno delle mura di Alamut il Vecchio della montagna avesse ricreato il paradiso di Allah, con giardini fioriti, e donne bellissime, e fiumi artificiali di vino e latte e miele, dove ogni desiderio veniva esaudito: si dice che rapisse chi voleva diventasse suo adepto (uomini usi all'esercizio delle armi), e che lo facesse vivere per un po' in questo paradiso - finché non fosse stato necessario l'omicidio di qualcuno: al che l'adepto veniva drogato e trasportato fuori dal paradiso di Alamut. E la sola speranza di rientrarvi era portare a compimento la missione omicida comandata dal Vecchio della montagna.
Fra realtà e fantasia, fra storia e romanzo si sviluppano le nostre frammentarie conoscenze di questa specialissima società che si estese dalla Persia alla Siria - dalla sua scismatica nascita alla sua fine sotto gli zoccoli delle orde mongole - e che però ancora, a distanza di secoli, impone sulla nostra lontana lingua la cifra del suo terrificante costume, affascinante come sa essere solo l'atmosfera degli ombrosi saloni delle antiche fortezze mediorientali, coperti di tappeti, fumosi di incensi e droghe, e avvolti in musiche pizzicate su lunghe corde o ritmate su piccoli tamburi.

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