La settimana scorsa ho avuto lʼoccasione di assistere allo spettacolo teatrale Stupefatto, messo in scena dalla compagnia teatrale Itineraria, al fine di sensibilizzare i giovani al tema della droga. Tratto dall'omonimo romanzo autobiografico di Enrico Comi, ex tossicodipendente ora esperto in prevenzione dell'uso delle droghe, lo spettacolo ha affrontato lʼargomento molto complesso con estrema semplicità, arrivando in modo diretto agli spettatori. é stata narrata la storia di un ragazzo, Rico, che quasi per gioco ha iniziato a fare uso di droghe. Prima con le canne, pensando che non facessero poi così male, poi con le droghe più pesanti, si è distrutto giorno dopo giorno la vita. Lui credeva di essere in grado di riuscire a smettere quando più lo desiderava. Ma, entrato ormai in un circolo vizioso, Rico non è più riuscito a riprendersi. Si drogava sempre più e sempre più spesso. Non riusciva a farne più a meno, non resisteva neppure un giorno senza. Voleva esplorare i confini della realtà, voleva arrivare dove allʼuomo non è concesso, voleva provare a vivere in una dimensione ultraterrena, dove tutto è permesso e tutto è concesso.
Purtroppo però ogni azione porta con sé una conseguenza. E se un secondo sei leggero e spensierato, quello dopo potresti non riuscire a svegliarti, e rimanere in quella dimensione tanto bella quanto fatale per sempre. Rico è andato in coma più volte e nonostante il grande rischio di morire, non è riuscito a smettere. La dipendenza è stata troppo forte ed
una volta cascato nella trappola è quasi impossibile liberarsi.
La droga distrugge: rende deboli e irriconoscibili. Può essere bello inizialmente: i problemi scompaiono e le preoccupazioni svaniscono. La realtà però rimane la stessa, le difficoltà vanno affrontate e superate.
Il monologo dellʼattore mi ha lasciato un segno. La grande carica emotiva delle parole ha scaturito dentro di me un rifiuto totale verso le droghe. Nonostante sia risaputo che lʼuso di stupefacenti sia gravemente dannoso, non mi ero mai soffermata così tanto a pensare a quali rischi potesse procurare veramente. Lʼesperienza diretta e veritiera di questo
ragazzo, salvatosi dal tunnel nero nel quale si era perso grazie anche allʼaiuto della famiglia, mi ha fatto riflettere su quanto alle volte possiamo essere superficiali. Rico non era un cattivo ragazzo, inizialmente non sapeva neppure cosa fossero le droghe. Tutto è iniziato come un gioco tra amici in una pineta. Poi ha iniziato a prenderci la mano e a divertirsi sempre di più, incoscienti dei problemi che questo gioco così divertente avrebbe causato loro. La droga gli ha rovinato la vita, togliendogli amore e rispetto. Tutto in lui era cambiato ma Rico non si era mai guardato veramente allo specchio chiedendosi chi fosse diventato fino al giorno in cui finalmente trovò la forza di andare avanti, superare questo
grande ostacolo ed uscire da quella mostruosa dipendenza che lo stava portando alla morte.
Ringrazio quindi la compagnia Itineraria per aver messo in scena uno spettacolo a parer mio molto riuscito. Il tema difficile e pesante è stato trattato con molta naturalezza, quasi da far credere che ci potesse essere un Rico in ognuno di noi. In unʼora e mezza sono stati distrutti tutti quei cliché che si sentono ormai troppo spesso “smetto quando voglio”,
“una canna non fa male”, “se provi una volta non succede nulla”... Voglio così concludere con una citazione che forse più rappresenta il messaggio che si desiderava trasmettere ai giovani spettatori.
“Comprare droga è come comprare un biglietto per un mondo fantastico, ma il prezzo di
questo biglietto è la vita.”
Jim Morrison
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