Soprannominata Anfe. Le anfetamine venivano inalate in polvere come la cocaina. Dall'inizio dello scorso secolo utilizzate farmacologicamente nella preparazione di pillole dimagranti ed antidepressivi. Attualmente presenti in noti farmaci per la "cura" della fantomatica e controversa iperattività infantile.
I soggetti che abusano di amfetamine sono attratti dal senso di benessere, di vigore, di sicurezza in se stessi dato da queste droghe. I forti consumatori sono identificabili da loquacità, presenza di tremore nelle mani, cute sudata, midriasi, ipermotilità; anche con gesti ripetitivi. La via di somministrazione preferita è quella endovenosa, anche se le amfetamine possono essere assunte per via orale, inalazione o fumo. A differenza della dipendenza da eroina, che insorge più rapidamente se la sostanza è assunta per via endovenosa, e della dipendenza da cocaina, che è più rapida e accentuata se questa viene fumata o iniettata, la dipendenza da amfetamine non è influenzata dalle modalità di assunzione della sostanza. L'uso continuo o di dosi elevate amplifica gli effetti collaterali, senza aumentare quelli piacevoli. La persona che fa uso di amfetamina perde l'appetito e si trova a non toccare cibo per più giorni; non prova più sonno e può rimanere sveglia per giorni interi, sino a crollare in uno stato di prostrazione e stati d'ansia. La persona che abusa di anfetamina può arrivare ad avere atteggiamenti paranoici e sentire voci che non esistono. Fattori di rischio aggiuntivi sono gli effetti devastanti che a breve o lungo termine, questa droga può provocare sul cervello. Esiste un'intossicazione acuta da amfetaminici, una cosiddetta "overdose", caratterizzata clinicamente da un quadro di insufficienza cardiocircolatoria acuta ed irreversibile che porta a un rapido decesso.
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