venerdì 4 maggio 2012

TEMA SUL DOPING


La morte improvvisa di qualche atleta nel corso di una competizione o i decessi di sportivi ancora in giovane età, magari soltanto dopo qualche anno dall'interruzione dell'attività agonistica, richiamano dolorosamente l'attenzione di tutti noi su un fenomeno che sembra offuscare la bellezza dello sport: il doping.
Non si tratta di assumere una posizione pro o contro nei confronti del “fenomeno” doping nello sport, ma di analizzarne i motivi e le conseguenze.
La vita contemporanea sottopone tutti noi a richieste, prestazioni, ritmi spesso incompatibili col normale funzionamento del nostro corpo. E di fronte alle performance che lo studio o il lavoro ci chiedono, può succedere che molti di noi, prima o poi, ricorrano a qualche, più o meno blando, aiuto naturale o chimico. La molla psicologica che scatta in noi è sempre la stessa: queste sostanze danno la sensazione di migliorare una situazione indesiderata o comunque di raggiungere un obiettivo ambito.
Nel caso degli atleti, le sostanze e le procedure impiegate per ottenere prestazioni artificialmente elevate, sono fortemente tossiche. Inoltre, il loro impiego è spesso massiccio e continuato. L'abuso di tali sostanze produce sul corpo danni immediati o ritardati.
Alcuni antidolorifici, per esempio, se da un lato non fanno sentire la fatica della gara, dall'altra aumentano il rischio di traumi sportivi; gli steroidi determinano modificazioni preoccupanti a livello muscololare ed osseo, nonché lo sviluppo abnorme e patologico di vari organi; l'uso prolungato di vari stimolanti causa gravi scompensi a carico dell'apparato circolatorio, nervoso e cardiaco. L'ormone della crescita favorisce lo sviluppo di tumori; la pratica dell'emoautotrasfusione a fini sportivi non è esente da pericolose complicanze.
Avviene il più delle volte che i danni prodotti da queste sostanze illecite siano a carico di più funzioni e apparati, non trascurando gli effetti patologici, difficilmente prevedibili, prodotti da più sostanze tossiche assunte contemporaneamente.
Attualmente sembra che il tasso di calciatori che si ammala di una gravissima e letale forma di paralisi progressiva, sia significativamente superiore a quello del resto della popolazione.
Tutto questo va contrastato, nell'interesse stesso degli atleti.
Lo sport, con i suoi valori di leale competizione, deve continuare a costituire un valore e un modello per le giovani generazioni.
Dietro lo sport, oggi, si agitano interessi economici e di potere pazzeschi.
La vittoria è spesso l'unico risultato accettato da sponsor e dirigenti e viene interiorizzato come valore assoluto anche da allenatori e atleti.
Per la vittoria e il riconoscimento economico, sociale e persino politico che ne consegue, non si guarda più a nulla.
La solidarietà, la lealtà, la salute, lo stare insieme, la creatività, la collaborazione, l'intelligenza, il lavoro duro e motivato, l'abilità, la competenza, la fantasia, lo sviluppo armonioso del corpo passano in secondo ordine.
Troppo spesso conta soltanto il risultato, non importa con quali mezzi lo si raggiunga.
Ben vengano, tutti quei controlli che impediscono agli atleti di abusare di sostanze tossiche, purché ciò avvenga a livello internazionale, sulla base di norme condivise.
Ma occorre soprattutto, a mio avviso, che proprio coloro che si occupano di sport: dirigenti, tecnici, allenatori, campioni, sappiano trasmettere ai più giovani la ricchezza di valori che lo sport rappresenta e sappiano illustrarne in maniera convincente, prima di tutto con l'esempio, la bellezza.
Esistono ancora molte società dove lo sport giovanile è gestito per il bene dell’atleta e la sua miglior formazione educativa. È altrettanto vero che purtroppo si vedono squadre dei settori giovanili dove sono proprio i dirigenti ed aimè i genitori dare esempio di maleducazione o atteggiamenti antisportivi che denotano assoluta povertà di spirito. ho addirittura visto giovani atleti richiamare i propri genitori in preda all’imbarazzo e la vergogna. insistere perché lo sport sia solo per i vincitori è di per sè un attaggiamento antisportivo e diseducativo ed invoglia ad imboccare qualsivoglia strada al fine di raggiungere il fine ambito.
Mi sono ritrovato spesso a discutere con atleti professionisti e mi sono reso conto che in molti sport, l’abuso di sostanze dopanti, non è così tanto diffuso. Al contrario di altri nei quali si è arrivati a considerarlo una “normalita”.

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