mercoledì 31 agosto 2011

DROGHE FURBE | SMART DRUGS

Vengono chiamate, smart drugs (droghe furbe). Prendono questo nome per via del fatto che vengono commercializzate in modo "furbo" ovvero raggirando le leggi e camuffandosi da sostanze legali. Vengono vendute sotto forma di incensi, pasticche od erbe varie, dagli effetti vari, ma molto spesso negativi.
L'Istituto Superiore di Sanità si è occupato di tali prodotti, individuandone continuamente di nuovi ed inserendoli nella nuova edizione del rapporto su tali droghe, consultabile online. 
Esistono anche miscele di di smart drugs in cui sono presenti cannabinoidi sintetici, sostanze dagli effetti simili al fumo della cannabis.
Gli effetti più frequenti sono quelli a carico dell'apparato cardiovascolare, respiratorio e nervoso centrale: allucinazioni visive, psicosi e paranoie. Inoltre attaccano il sistema nervoso, favorendo alterazioni cognitive, emotive e comportamentali.
Le smart drugs traggono beneficio dalla tecnologia, con internet sempre più usato, hanno trovato il loro mercato più redditizio con l'e-commerce, una bustina costa 25 euro e può essere usata per 3-4 volte. 

SPINELLO | CANNA | DROGA LEGGERA?

Quando parli con qualcuno che fuma canne tutti i giorni e gli chiedi perché fuma così tanto, la prima cosa che ti dice è che, comunque, lui smette quando vuole e che le canne non creano un’astinenza.
Basta guardarli una domenica o un giorno qualunque in cui si ritrovano e non hanno una canna da fumare. Pensi che qualcuno dica: “Bene! Stasera tutti al cinema senza fumare!” oppure: ”Andiamo a ballare senza fumare!”
Nessuno si sogna di dire niente di simile. Si è tutti quanti seri. Si parte subito alla ricerca dell’hashish. Si va in giro a cercarlo e, fino a quando non si fuma, nessuno ride o scherza. Questa non è astinenza? Certo non si manifesta con dolori fisici, ma con depressione mentale e spirituale.
Solitamente, chi fuma così tanto dice di sentirsi veramente bene solo quando fuma. Si sente se stesso solo sotto l’effetto di hashish. Grazie! Quando non fuma è in un forte stato di depressione! Solitamente se ne infischia del fatto di essere depresso, tanto fuma quasi sempre e si sente sempre su di giri. Potrebbe pensare che se non avesse mai fumato si sarebbe sentito comunque così depresso. NO! Questo è un errore, se non avesse mai fumato sarebbe molto più su.
Tra i ragazzi che fumano le canne circola l’informazione che le sigarette fanno peggio delle canne. Proviamo a ragionare un attimo. Come si prepara una canna? Prendiamo il tabacco contenuto in una sigaretta. Lo mischiamo con l’hashish e poi ricostruiamo la sigaretta. Però, questa volta non mettiamo il filtro ma lo sostituiamo con un cartoncino arrotolato. Ad esempio mezzo biglietto dell’autobus. Quindi, è come fumare senza filtro, questo perché chi fuma la canna vuole fare arrivare più fumo possibile nei polmoni. Non vuole che parte del “fumo” si fermi in un filtro. Quindi sorge una domanda: “La sigaretta te la fumi comunque o no?” “Come è possibile che faccia meno male della sigaretta?” “Anche se non aggiungi l’hashish ti stai comunque fumando una sigaretta, per giunta senza filtro!”
Altre cose che dicono i fumatori di canne: “Io fumo canne, non sono mica un tossicodipendente.” “L’hashish è una droga leggera; non fa così male come la cocaina, eroina e pastiglie varie.” “Lo fanno tutti.”
È assolutamente vero che chi fuma canne non necessariamente inizia ad assumere altre droghe, ma è altrettanto vero che chi usa altre droghe “pesanti” ha iniziato fumando canne. Ti garantisco una cosa: la maggior parte di chi usa droghe “pesanti”, quando fumava canne avrebbe giurato che non sarebbe mai e poi mai passato ad usare droghe “pesanti”. Però lo ha fatto!
Non credo che esistano droghe leggere e pesanti. La parola “leggere” si usa nel marketing, per vendere meglio dei prodotti. Cosa c’entra con le droghe? Perché chiamare una droga “leggera” se poi chi la utilizza ne usa quantità industriali? Cosa vuoi che importi al tuo organismo se la quantità di veleno che assumi è denominata leggera o pesante?
Chiamarle droghe “leggere” è come dire che si possono utilizzare! Ricordati: il numero di persone che iniziano ad usare droghe “pesanti” è direttamente proporzionale al numero di persone che precedentemente utilizzano droghe “leggere.” Poi le sigarette cosa provocano? Il cancro! Se dentro la canna c’è anche la sigaretta com’è possibile che la sigaretta faccia male e la canna no? Prova a fare una canna metendo l’hashish ed una mettendo solo del tabacco e poi fumale ambedue. Poi apri i filtri e confrontali! Bene! Quello che vedi è ciò che ti ritrovi nei polmoni fumando sigarette e fumando canne! Con l’hashish hai una striscia di olio marrone e con le sigarette una leggero segno che quasi non si nota.
MENO MALE CHE LE CANNE NON FANNO MALE. Mi sembra di riordare che un noto cantante jamaicano sia morto all’età di 33 anni. Non è certo morto perché mangiava troppa frutta o verdura!
Chi usa una droga deve giustificarsi con la sua coscienza e verso gli altri. Non può pensare di usare qualcosa che lo sta uccidendo e che gli sta provocando un cancro.
Chi fuma si convince che la canna fa meno male della sigaretta. Chi beve pensa che un bicchiere di vino a tavola “fa sangue.” La verità è che l’alcool “brucia” le vitamine! Chi usa cocaina ti dice che lui non è un drogato: i drogati usano eroina. Chi usa eroina ti dice che lui non è un drogato perché smette quando vuole mentre i drogati sono quelli che non riescono a smettere. Tutte calzate  Ognuno di loro sta cercando di sentirsi meglio con la propria coscienza MENTENDO SPUDORATAMENTE A SE STESSO!

Estratto dal libro: Stupefatto. CLICCA QUI



AFGHANISTAN IL PIÙ GROSSO PRODUTTORE DI OPPIO

Circa due settimane fa parlavo con un ragazzo e sua madre. Il padre da anni opera nel contingente Italiano in Afghanistan. Mi raccontano le vicissitudini del marito, la situazione in Afghanistan. 
Non ho detto loro quello che penso ma lo voglio scrivere su FB:
Gli obiettivi principali dei contingenti di pace in Afghanistan sono due (almeno quelli ufficiali) : a) Combattere la criminalità locale gestita dai Talebani. b) Combattere la produzione di Oppio ritenuta la principale fonte di reddito dei Talebani.

Prima di tutto dobbiamo sapere che l’Afghanistan produce circa il 95% della produzione mondiale di Oppio utilizzato come materia prima nella realizzazione di una delle droghe più blasonate e terrificanti: l’Eroina.

Dopo gli eventi dell’11 Settembre 2001 gli USA organizzano delle “attivita” militari al fine di dissipare questi criminali internazionali.
Il contingente di pace Italiano è logicamente finanziato da noi contribuenti e costa, alle nostre tasche, oltre 1 milione di Euro ogni 24H. Si hai capito bene, più di 1 milione di Euro al giorno. Sarà almeno efficace?

In termini di riduzione di criminalità non sembrano esserci risultati sensibili. Se poi osserviamo il numero degli attentati del 2011...

Andrà meglio con la riduzione della produzione di Oppio?

Dal 90 alla fine del 2001 operavano diverse ONG (Organizzazione Non Governative) in collaborazione con le UN. Erano riusciti ad instaurare un clima di fiducia ed i risultati erano buoni. Nel 1995 venivano destinati 54.000 ettari di terreno per la produzione di Oppio. Nel 2001 solo 8.000.

Teniamo presente che l’UN usa sofisticati sistemi satellitari per individuare e misurare le dimensioni delle coltivazioni di Oppio situate sugli altopiani Afghani, quindi queste informazioni sono da ritenersi attendibili.

Nel 2002 le ONG iniziano a lasciare l’Afghanistan contrariate per l’incursione militare che giudicano altamente distruttiva. La coltivazione dell’Oppio riprende a crescere a dismisura sino a raggiungere livelli mai visti: 193.000 ettari nel 2007.
8.000 ettari nel 2001 senza i contingenti di pace e ben 193.000 nel 2007!?!

Quindi: in un momento di forte crisi finanziamo un contingente di pace che non sta portando alcun risultato. Anzi sta enormemente peggiorando la situazione. Per fare tutto questo spendiamo oltre 1 milione di Euro al giorno ed il nostro governo continua ad approvare questo scempio.





ECSTASY | DROGA

Conosciuta in gergo come pasta. L'assunzione viene denominata: calare. Contrariamente a quanto si pensa, l'ecstasy è un vecchio farmaco. Nasce infatti all'inizio del secolo insieme all'amfetamina, ma viene ritirato dal commercio dopo brevissimo tempo, a causa di effetti eccessivamente stimolanti, inquietudine, aggressività. Così come avviene per le altre sostanze, l'ecstasy può essere tagliata con altre droghe in funzione di uno "sballo" difficilmente controllabile. Per raccogliere una casistica sugli effetti di questa droga, l'ambiente non è più l'ospedale, ma l'uscita delle discoteche. Le manifestazioni collaterali sono tanto acute quanto momentanee. In una persona labile, si possono scatenare fenomeni di grave intossicazione e turbamenti psichici. Uno dei rischi prodotti da questa droga sull'individuo che ne abusa è un delirio di onnipotenza, per molti aspetti simile a quello determinato dalla cocaina. Quando l'effetto della droga sparisce, la persona si sente abulica, depressa, con stati d'animo ansiosi.


martedì 30 agosto 2011

DROGA | CRACK

Il crack è un processo di trasformazione veloce e poco costoso; si ottiene facendo riscaldare la cocaina mischiata ad ammoniaca o bicarbonato di sodio, quando il composto si raffredda si formano dei cristalli.

I cristalli, simili a pezzetti di stucco o scaglie di sapone, vengono direttamente fumati in pipe apposite o ricavate da bottiglie di plastica o lattine opportunamente modificate. La cocaina fumabile è uno stimolante del Sistema Nervoso Centrale.

Il crack viene prevalentemente assunto per via inalatoria, i fumi e i vapori, una volta inalati producono effetti rapidi e intensi.

L'iperattivazione dell'apparato cardiovascolare possono essere causa di infarto, ictus e gravi aritmie.

Gli effetti di questa sostanza decadono in breve tempo, tanto che per evitare il down si tende a fumare in maniera continuativa e ossessiva.
Il down può essere molto intenso e durare delle ore, si verificano stanchezza, insonnia, assenza di appetito, ansia, malinconia, difficoltà di concentrazione e attenzione

Il crack, come la cocaina ed ogni suo derivato, induce dipendenza psicologica che si innesca più velocemente con la modalità di assunzione inalatoria. In caso di dipendenza e abuso sarebbe sempre importante richiedere un supporto medico e psicologico.

L’utilizzo di crack provoca dei danni irreversibili a carico dei polmoni e delle vie respiratorie. L’uso continuo causa impotenza sessuale negli uomini e anorgasmia nelle donne.

Il rischio di overdose (sovradosaggio) con la cocaina fumabile è alto e può portare a morte per gravi aritmie cardiache.

Chi usa frequentemente crack non è più capace di riposare, di nutrirsi adeguatamente e regolarmente, di concentrarsi, si hanno notevoli sbalzi di umore spesso caratterizzati da depressione, paranoia, ostilità, ansia, ideazioni e comportamenti suicidari.
A detta di chi ha utilizzato crack, eroina e cocaina spesso viene identificato il crack come la sosrtanza peggiore in termini di danni fisici, mentali e nevrotici. 

ENRICO COMI

Enrico Comi 29 Settembre 1966 
Coniugato - 3 figli 
Sino ai 14 anni nulla da segnalare... 
...dai 14 ai 21... tossicodipendente!

Dopo aver riconquistato la capacità di amare se stesso ha riacquistato la capacità e la volontà di amare gli altri e la vita. 
Oggi é un esperto in prevenzione.
Per maggiori informazioni visita il suo sito : www.enricocomi.com

STUPEFATTO   ...avevo 14 anni, la droga molti più di me... 

Il racconto autobiografico di Rico. 
Alle soglie del quattordicesimo compleanno decide di provare a fumare cannabis. Nell’arco di poche ore passa dalla totale certezza che non lo avrebbe mai fatto alla convinzione che si tratti di un innocuo gesto. Da li in poi la vita di Rico si complica. 
Un viaggio andata e ritorno nell’ambiguo mondo dello droghe con varie “fermate” nei pensieri, vicende e riflessioni di Rico.
Una lettura semplice seppur cruda e diretta, adatta a tutti, dal più giovane all’adulto. 
Perché un giovane decide di usare droghe? La cannabis è veramente innocua? Causa meno danno della comune sigaretta? Perché molte persone non riescono più a smettere? 
Attraverso questo racconto Rico ha cerato di rispondere a queste ed altre domande legate a questa infernale piaga.
Il libro è in vendita su www.enricocomi.com bel formato cartaceo. Oggi è anche disponibile on line una versione ridotta scaricabile gratuitamente.

PREVENZIONE DROGHE

Siamo alle soglie di Settembre. A breve inizierò ad organizzare gli incontri di prevenzione per l'anno scolastico 2011/2012. Chiunque fosse interessato ad organizzare lezioni di prevenzione non deve fare altro che visitare il sito www.enricocomi.com per avere maggiori informazioni e scrivermi una mail o telefonarmi.
Quest'anno, grazie al valido sostegno di amici e collaboratori, terremo incontri in: Lombardia, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia, Abruzzo, Valle d'Aosta, Piemonte e Veneto.

lunedì 29 agosto 2011

DROGHE LEGALI

Si parla spesso di droghe "pesanti" e spesso si trascura di evidenziare i danni derivanti dalle droghe legali. Quell'inebriante bicchierino che vediamo elencato nella dieta mediterranea, che il cardiologo di fiducia consiglia per migliorare la circolazione ed ossigenare il sangue ecc... Capisco che, se usato con moderazione ovvero: Se bevuto senza ricercarne gli effetti euforici o sedativi, si scampa tranquillamente un'intera vita. Ma quante persone non riescono più a gestire il bicchierino e lo trasformano in un "bottiglioncino" a pranzo, uno a cena e vari brindisi giornalieri?

La terrificante e sanguinaria seconda guerra mondiale è durata poco meno di 6 anni ed ha causato la morte di 130.000 civili Italiani.

L'alcool nel corso degli ultimi 6 anni ha causato la morte di 150.000 Italiani.

Cosa pensare dalla comune sigaretta che ha battuto tutti i record registrando un (circa) 400.000!!!

Meditate gente...meditate.

Personalmente ciò che reputo disumano e terrificante dell'alcool è che un alcolista, quando capisce che deve smettere e cerca di farlo si ritrova a dover gestire una situazione insostenibile. Lui desidera fortemente smettere ma... accende la TV e trova la pubblicità di alcolici e superalcolici. Esce a fare quattro passi, evita di passare dal bar ma si trova di fronte alla vetrina del negozio di alimentari che espone vini, grappe e quant'altro.

DROGA | EROINA | LA VERA STORIA

La vera storia dell’eroina è venuta recentemente alla luce dopo che, nel 1990, la Bayer, la casa farmaceutica che l’aveva messa in commercio, ha finalmente aperto i suoi archivi e ha permesso di consultare i diari di laboratorio dei suoi chimici e farmacologi, i documenti sulle vendite,
il materiale propagandistico e i profitti. La sintesi della diacetilmorfina, nome chimico dell’eroina, era in realtà già avvenuta nel 1874, in un oscuro laboratorio ad opera di un chimico chiamato Wright. Sfortunatamente per lui alcuni farmacologi, dopo avere sperimentato quella molecola sulla rana e sul coniglio, ne decretarono l’inutilità clinica e così la diacetilmorfina e Wright vennero dimenticati.

La seconda nascita della diacetilmorfina è il 21 agosto 1897 ad opera del chimico della Bayer, Felix Hoffmann. Tra i chimici tedeschi c’era allora la convinzione che il processo di acetilazione degli alcaloidi naturali poteva originare composti meno tossici e più attivi, comunque nuove molecole, più costose e redditizie del prodotto originale. L’acetilazione affascinava tanto quei chimici che la loro fiducia in quel processo era stata definita una vera e propria 'acetilo-mania'. Ma Hoffmann aveva una speciale ragione per avere contratto quella mania poiché neanche due settimane prima della neo-sintesi dell’eroina aveva acetilato l’acido salicilico offrendo alla Bayer la molecola dell’aspirina. Le due più sconvolgenti sintesi del secolo avvennero
quindi nello stesso mese di agosto del 1897, nello stesso laboratorio. Il successo dell’eroina non è legato solamente alla fortunata reazione chimica, ma, soprattutto, al suo nome, Heroin, che in tutte le lingue suggerisce l’idea dell’invincibilità, della divinità. Un fascino ben più suggestivo ad esempio dell’idromorfone, che pure è almeno cinque volte più potente dell’eroina.

La vera storia dell’eroina rivela un’altra sorpresa: l ’idea iniziale del farmacologo della Bayer, Heinrich Dreser, era quella di ottenere un prodotto più attivo della codeina nel migliorare la funzione respiratoria e nel calmare la tosse. Quello delle malattie dell’apparato respiratorio era un mercato molto redditizio anche perché allora la tubercolosi polmonare era una malattia molto diffusa.

Dopo che Dreser pubblicò il suo primo lavoro farmacologico su quel surrogato della codeina, utile nell’ economizzare la respirazione, perché “approfondisce ciascun atto respiratorio”, i più grossi farmacologi tedeschi, russi, francesi, inglesi, ungheresi, svedesi e svizzeri si scatenarono
per confermare i risultati di Dreser.

Inoltre tra il 1899 e il 1905 vennero pubblicati 180 lavori clinici sull’eroina e nel 1910 i lavori clinici eseguiti con l’eroina includevano almeno 10.000 pazienti. La grande maggioranza degli studi giudicò l’eroina positivamente, alcuni lavori erano addirittura entusiastici. Nessuno parlava di dipendenza iatrogena ad eccezione di qualche voce dissidente. Bisogna riconoscere che il problema della dipendenza era relativamente limitato perché l’eroina era somministrata alle dosi di 5 mg.

Dopo alcuni anni dalla sua introduzione l’uso clinico dell’eroina venne esteso ben oltre le patologie respiratorie. Secondo la letteratura medica di allora l’eroina poteva avere almeno 30 indicazioni negli adulti, nei bambini, nelle donne gravide: l’angina pectoris, l’insufficienza miocardica, l'aneurisma aortico, la disfagia, il cancro dello stomaco, l’influenza, la sclerosi multipla, le malattie ginecologiche (tamponi impregnati di eroina), il parto e la narcosi.

Alcune delle indicazioni cliniche dell’eroina sembrano oggi bizzarre, come la febbre, l’ipertensione, il singhiozzo, la demenza, la depressione, le psicosi. Una possibile ragione che poteva giustificare il successo dell’eroina in queste svariate indicazioni era la riduzione della disforia presente in molte delle suddette condizioni morbose.L’eroina venne usata anche come antiafrodisiaco “per attenuare l’eccesso patologico della libido inclusa la ninfomania”.

L’idea iniziale di questa applicazione venne al medico parigino Heins che aveva osservato che alcuni pazienti maschi nonostante avessero grossi problemi respiratori non negavano nulla a Venere”. Dopo un breve trattamento con eroina questi pazienti lamentavano impotenza e, poiché non erano convinti che la loro malattia avesse prodotto tale condizione, chiesero di sospendere l’eroina. Dopo la sospensione “Don Giovanni era rinato”. L’impotenza è un riconosciuto effetto collaterale dell’eroina e di altri oppioidi, come il metadone. La somministrazione di morfina inibisce il comportamento sessuale anche nel ratto maschio, mentre il naloxone o il naltrexone, gli antagonisti dei recettori oppioidi, hanno nel ratto un effetto afrodisiaco.

Nel 1899 la Bayer esportava l’eroina in ventitré paesi. Fino al 1913 la produzione annuale era limitata ad una tonnellata. Ben presto però, poiché la fabbricazione dell’eroina non era brevettata, almeno venti ditte farmaceutiche, di cui quattordici in Germania, si erano messe a produrre diacetilmorfina. Dopo il 1920 molte ditte farmaceutiche che producevano eroina, tra le quali Hoffmann La Roche, C.H. Boehringer & Sohn, Roessler fils & Co., riuscivano ad eludere la Hague Opium Convention del 1912 e la Convenzione sull’oppio di Ginevra del 1925, vendendo tonnellate di eroina al mercato nero dal 1925 al 1930. Oggi l’uso medico dell’eroina è legalmente autorizzato solo in Inghilterra, Belgio, Canada, Irlanda, Malta e Svizzera. L’Inghilterra consuma il 95% della produzione annuale, pari a 300 Kg di eroina. In Inghilterra l’eroina viene usata non solo come analgesico, ma anche nel trattamento dei tossicodipendenti.

Nel 1970 il Comitato Americano per il trattamento del dolore intrattabile, ha chiesto la legalizzazione dell’eroina nel trattamento dei pazienti terminali. Tale richiesta non è stata accolta. Sulla base di severi studi clinici è stato concluso che la attività analgesica dell’eroina non è superiore a quella di altri oppioidi in commercio. Infatti severi e obbiettivi studi clinici non hanno potuto dimostrare la superiorità dell’eroina rispetto ad altri narcotici analgesici in commercio, la cui pericolosità sociale è inferiore. Questi studi hanno deciso che la superiorità dell’eroina era un mito legato al fascino del nome, chiamarsi Eroina, o ecstasy o Polvere degli Angeli non è lo stesso che chiamarsi Idromorfone.

Tratto da: 
Medicina delle tossicodipendenze - anno II, numero 4 

COCAINA | DROGA

I metodi di datazione applicati su reperti archeologici scoperti nelle Ande centrali, testimoniano come l'uomo abbia cominciato a masticare le foglie di coca, da cui si estrae la cocaina, in epoche precedenti al 2500 a.C.

La pianta della coca ha avuto un'importanza enorme per tutte le civiltà andine. Ciò è testimoniato dal fatto che essa era protagonista principale di tutti i moltissimi miti d'origine con i quali si raccontavano le vicende leggendarie della fondazione delle varie civiltà andine. La coca costituiva inoltre la pianta per eccellenza, la classe paradigmatica dell'intero regno vegetale, come attestavano i significati stessi della parola. Nel linguaggio della civiltà Tiahuanaca, ad esempio, la parola coca significava semplicemente pianta o albero.

La coca aveva un posto particolare nell'olimpo Incaico. Essa era il dono che il dio Sole aveva fatto a suo figlio, Manco CCapac, mitico fondatore dell'impero Inca, per alleviare le sofferenze umane ed infondere vigore alla nuova civiltà.

Dato il carattere sacrale della coca, la consuetudine e le leggi incaiche ne limitavano l'uso all'aristocrazia imperiale e alla potente casta sacerdotale. Sino all'arrivo degli spagnoli, pertanto, la popolazione poteva consumare la coca soltanto in occasione di particolari riti religiosi e per scopi terapeutici. Nel 1532, con la caduta dell'impero Incaico per mano degli eserciti spagnoli guidati da Francisco Pizarro, la situazione doveva mutare radicalmente. Con l'uccisione dell'ultimo imperatore incaico, Atahualpa, gli indios dell'impero cominciavano a fare libero uso della coca, tanto che sin dai primi resoconti che gli storici e i cronisti spagnoli pubblicavano sulla nuova provincia è costante il riferimento all'estrema diffusione del consumo di coca e al fatto che gli indigeni considerassero la coca una ricchezza inestimabile, tanto da preferirla all'oro.

Gli spagnoli usarono dunque la coca come compenso per il massacrante lavoro nelle miniere e nelle piantagioni degli Incas schiavizzati. Le complicanze sull'organismo prodotte dall'abuso generalizzato di coca amplificarono la mortale azione delle armi e dei virus europei per i quali gli indigeni non avevano alcuna resistenza immunitaria, accelerando il già rapido processo di eliminazione degli indios da parte degli spagnoli.

Coca e bevande toniche

I primi seri studi di tossicologia e sull'uso della cocaina in clinica iniziavano tuttavia soltanto nella seconda metà dell'Ottocento, con la pubblicazione di un importante opera di Paolo Mantegazza, un eclettico professore di patologia generale ed antropologia italiano, intitolata Sulle virtù igieniche e medicinali della cocaina e degli alimenti nervosi in genere. Il Saggio conobbe un successo straordinario in tutta Europa e divenne il maggiore veicolo di promozione del potente stimolante nella società occidentale. Ispirandosi all'opera di Mantegazza,un chimico farmacista corso, Angelo Mariani, ideava nel 1863 una bevanda preparata con cocaina sciolta in vino: il Vin Mariani. Questa bibita tonificante veniva usata anche in medicina, perché si pensava capace di sollevare il morale ai depressi e di curare praticamente ogni tipo di disturbo fisico, dal mal di gola alle affezioni nervose, dall'impotenza all'insonnia, dall'anemia alle febbri, finanche ai morbi di tipo contagioso. Mariani era ritenuto un benefattore dell'umanità, tanto che papa Leone XIII regalava al chimico corso una medaglia d'oro in segno di riconoscenza.

Il successo mondiale del Vin Mariani spingeva l'artigianato e l'industria chimico-farmaceutica a mettere a punto un preparato capace di trarre profitto dal ricchissimo mercato creato dal tonico francese. Fu un farmacista americano di Atlanta, John Styh Pemberton, a commercializzare nel 1885 la prima bevanda in concorrenza con il Vin Mariani, il French Wine Coca. L'anno successivo Pemberton modificava il suo preparato eliminando l'alcool e aggiungendo estratto di noce Kola - una sostanza ricca di caffeina -, oli di agrumi e dolcificanti. Il nuovo analcolico (soft drink) era destinato, secondo la pubblicità che ne accompagnò l'immissione sul mercato, «agli intellettuali e agli alcolisti in astinenza»: il suo nome commerciale era Coca Cola. Sino al 1903, anno in cui il governo federale statunitense imponeva la decocainizzazione delle foglie di coca usate per la preparazione, la cocaina fu un ingrediente della Coca Cola.

Dalla coca alla cocaina

Nella storia dell'uso delle foglie di coca non si trovano, eccetto che per il consumo coatto imposto agli indios dai conquistadores, testimonianze di abuso e di problemi di una certa rilevanza sociale (nella sanità e nell'ordine pubblico) connessi all'utilizzo della pianta peruviana. Tali problemi invece apparivano drammaticamente a partire dal 1860, quando Albert Nieman, un chimico di Göttingen, riusciva ad isolare l'alcaloide principale delle foglie di coca, la cocaina. La disponibilità della cocaina in forma pura facilitava anche le ricerche medico-scientifiche e l'impiego in clinica, soprattutto nel settore delle malattie mentali. Fiorirono così una serie di bizzarre proposte per l'utilizzo "razionale" del potente stimolante. In Francia, alla fine degli anni settanta, si consigliava la somministrazione della cocaina agli operai per l'aumento della produzione nelle fabbriche. Negli Stati Uniti si usava curare l'esaurimento nervoso e persino la timidezza con dosi di cocaina. Nel 1878, il dottor Bentley suggeriva di utilizzare la cocaina per la disintossicazione dei morfinomani. La pratica del dottor Bentley trovava purtroppo vasta applicazione, soprattutto negli Stati Uniti, dove peraltro veniva estesa al recupero degli alcolisti, producendo infallibilmente nei pazienti la conversione della dipendenza dagli oppioidi (e dall'alcool) al farmaco stimolante. Agli inizi degli anni '80, in Germania furono condotti studi sulle proprietà stimolanti ed anoressizzanti della cocaina somministrandola di nascosto ai soldati. Lo Stato Maggiore Tedesco sperava di trovare una sostanza in grado di migliorare il morale, l'efficienza e la resistenza delle truppe alla fatica e alla fame, in modo facile, sicuro e relativamente economico.

Tali pericolose teorie erano ben conosciute e condivise da Sigmund Freud e lo spingevano a sperimentare, entusiasmandosene, gli effetti della cocaina su se stesso. Nel suo famoso saggio Sulla cocaina, pubblicato nel 1884, il padre della psicanalisi raccontava come dal 1864 avesse cominicato a fare uso di cocaina per combattere i suoi ricorrenti stati depressivi. L'ingenua fiducia nel nuovo farmaco era tale da indurlo a regalare la cocaina alla sua fidanzata, Marthe Bernays e a consigliare il suo uso come farmaco disintossicante a un caro amico, il patologo Ernst Fleischl, divenuto morfinomane in seguito ad una lunga terapia del dolore.

Dopo aver trovato iniziale giovamento, Fleischl sviluppò una fortissima dipendenza alla cocaina, sino ad aver bisogno di dosi eccezionali, cento volte superiori a quelle usate nei normali trattamenti, un grammo al giorno che si autosomministrava per iniezione sottocutanea. Fleischl cominciava quindi ad avere spaventosi episodi paranoidei: allucinazioni e deliri che aveva sperimentato talvolta anche Freud, nei quali terrorizzato ed impotente doveva lottare contro i morsi e le aggressioni di miriadi di insetti sopra e sotto la pelle. I racconti delle angoscianti allucinazioni sensoriali di Fleischl costituiscono il primo resoconto di un sintomo classico del cocainismo, la zoopsia, eufemisticamente indicata come "sintomo delle bestioline". I deliri di Fleischl divennero sempre più frequenti, sino a renderlo vittima di una delle prime forme documentate di psicosi cocainica.

La triste esperienza di Fleischl accomunava presto folte schiere di ex-morfinomani e nuovi drogati, facendo finalmente spegnere l'acritico entusiasmo della comunità medica.

L'epidemia dell'abuso si diffuse quindi tra gli intellettuali, dato che la cocaina veniva ritenuta una sostanza capace di amplificare le capacità critiche e creative. Scritto in tre giorni e tre notti da un autore dedito all'uso dei più diversi farmaci, Robert L. Stevenson, Lo strano caso del dottor Jeckyll e Mr Hyde, è forse l'opera letteraria più famosa scritta sotto l'effetto di cocaina. Il famosissimo Sherlock Holmes, immaginario detective dei gialli di Conan Doyle, al quale il suo ideatore faceva consumare notevoli quantità di cocaina, diede un indiscutibile contributo alla propaganda di questa droga.

Tra fine Ottocento e inizio Novecento, la moda della cocaina guadagnava consensi sempre più vasti anche al di fuori delle elite intellettuali, soprattutto negli Stati Uniti. Nelle grandi metropoli europee e americane si inauguravano ritrovi per il consumo di cocaina.
La cocaina, come la morfina, si consumava poi durante le feste private e nel buio delle platee dei teatri. 
La cocaina conquistava nuovi adepti anche nelle classi lavoratrici. I conduttori di mezzi di trasporto pubblico o le guardie notturne lo usavano per sopportare il sonno durante i turni di notte. Per le stesse ragioni, la cocaina diveniva sostanza d'abuso nel variegato mondo del popolo della notte. La assumevano scassinatori, prostitute, giocatori d'azzardo, frequentatori di locali più o meno alla moda. Negli stati meridionali dell'unione americana la cocaina costituiva una parte del compenso elargito ai negri raccoglitori di cotone. In Europa l'abuso di cocaina trova in Francia la sua patria adottiva. Nel 1924 nella sola Parigi si contavano almeno 80.000 cocainomani. Nel 1914, un'indagine epidemiologica pubblicata sul Journal de Médicine française rivelava che almeno metà delle prostitute di Monmarte era dipendente dalla cocaina. Molti tra i dadaisti e i surrealisti francesi erano dediti a tale droga. La cocaina servì purtoppo a qualcuno di loro per darsi la morte.

La cocaina dunque era divenuta un grande affare commerciale e, attirando conseguentemente gli interessi della malavita, si era trasformata in una grave minaccia per l'ordine pubblico. A partire dagli inizi del Novecento, le autorità dei vari stati americani cominciarono a prendere seri provvedimenti restrittivi e ad iniziare una vigorosa campagna educativa nelle scuole e presso gli eserciti. L'atteggiamento degli Stati Uniti veniva presto imitato a livello internazionale. Il documento elaborato per la «Convenzione dell'oppio» all'Aja dalla Società delle Nazioni, nel 1912 e nel 1914, sanciva infatti la messa al bando della cocaina e restringeva la liceità del suo uso esclusivamente alle applicazioni mediche e alla ricerca.

DROGA | ANFETAMINA

Soprannominata Anfe. Le anfetamine venivano inalate in polvere come la cocaina. Dall'inizio dello scorso secolo utilizzate farmacologicamente nella preparazione di pillole dimagranti ed antidepressivi. Attualmente presenti in noti farmaci per la "cura" della fantomatica e controversa iperattività infantile. 
I soggetti che abusano di amfetamine sono attratti dal senso di benessere, di vigore, di sicurezza in se stessi dato da queste droghe. I forti consumatori sono identificabili da loquacità, presenza di tremore nelle mani, cute sudata, midriasi, ipermotilità; anche con gesti ripetitivi. La via di somministrazione preferita è quella endovenosa, anche se le amfetamine possono essere assunte per via orale, inalazione o fumo. A differenza della dipendenza da eroina, che insorge più rapidamente se la sostanza è assunta per via endovenosa, e della dipendenza da cocaina, che è più rapida e accentuata se questa viene fumata o iniettata, la dipendenza da amfetamine non è influenzata dalle modalità di assunzione della sostanza. L'uso continuo o di dosi elevate amplifica gli effetti collaterali, senza aumentare quelli piacevoli. La persona che fa uso di amfetamina perde l'appetito e si trova a non toccare cibo per più giorni; non prova più sonno e può rimanere sveglia per giorni interi, sino a crollare in uno stato di prostrazione e stati d'ansia. La persona che abusa di anfetamina può arrivare ad avere atteggiamenti paranoici e sentire voci che non esistono. Fattori di rischio aggiuntivi sono gli effetti devastanti che a breve o lungo termine, questa droga può provocare sul cervello. Esiste un'intossicazione acuta da amfetaminici, una cosiddetta "overdose", caratterizzata clinicamente da un quadro di insufficienza cardiocircolatoria acuta ed irreversibile che porta a un rapido decesso.

TABAGISMO

Il Tabagismo è il termine con cui si indica l'abitudine a fumare tabacco e la forma di intossicazione cronica derivante da tale pratica. Il tabagismo comporta molteplici effetti negativi sulla salute, che, nel loro complesso, superano quelli derivanti dagli inquinanti atmosferici. In Europa sono 500.000 all'anno i decessi per cause collegate al fumo e in Italia fra i 15 milioni di fumatori si contano ogni anno 60.000-80.000 morti a causa del fumo. L'assurdità in tutto questo è che queste morti sono causate con il "benestare" dello stato. Ovvero, sabbiamo benissimo che le sigarette sono legali, non apportano alcun beneficio a chi ne fa uso ma riescono soltanto ad arricchiere i produttori ed a far affluire nelle casse dello stato ingenti quantità di denaro. Nella storia abbiamo assistito a guerre, definite sangiunarie e mostruose, che hanno ucciso molte meno persone della comune, legale e costosa (per chi ne fa uso) sigaretta. Vedi il video qui sotto, vale più di migliaia di parole.