Libro StupeFatto

sabato 13 ottobre 2012

SBALLO DELLA CANNA


Questa è una delle diverse mail che ricevo. Si chiama Giorgio ed è un grande. Uno di quelli che le cose le capiscono senza doverle provare. Dico spesso: "non è necessario schiantarsi conto un palo con l'auto per capire che ci si fa male".

caro Enrico
ho trent'anni e ti seguo da tempo, ho letto con interesse il tuo libro "stupefatto".
Ti scrivo per raccontarti una situazione che mi è accaduta molto simile a quella che hai vissuto con Antonella, Franco, Luca e Simone. La prima volta che hai visto qualcuno fumare una canna; io, però, dopo quello a cui ho assistito, ho radicato in me ancora di più la convinzione: droghe? no, grazie.  Sarà la mentalità dei trent'anni diversa da quella dei 13, non so, l'unica cosa che ho chiara in mente, è droga no grazie e la domanda: ma il divertimento dove sarebbe? Un piacere momentaneo che poi non ti resta quasi nemmeno nel ricordo e che se fatto durare a lungo termine ti distrugge la vita: ha senso?

Era un sabato sera come tanti, io sono uscito per fare alcune commissioni e per strada incontro due ex compagni di scuola che non vedevo da più di un decennio; dopo esserci salutati e fatto due chiacchiere, abbiamo deciso di passare la serata assieme per mangiarci una pizza e assistere a della musica dal vivo all'aperto. 
Nostro malgrado lo spettacolo era molto noioso ed io senza mezzi termini glielo riferisco; loro, per tutta risposta, mi dicono "non preoccuparti ora ti portiamo in un posto e ti facciamo passare noi, la noia"
Pensavo che volessero portarmi in uno di quei posti dove ci sono ragazze mezze nude che ballano ed invece mi hanno condotto in un passaggio abbastanza isolato, e uno dei due ha iniziato a prepararsi una canna. 
Non ho mai fumato in vita mia ma sapevo perfettamente cosa stesse facendo; a me da fastidio anche l'odore delle sigarette e mi sono girato dall'altra parte per non sentire puzza. Che poi alla fine puzza non era, l'odore dell'erba tutto sommato non è poi cosÏ cattivo.
Mentre lui finiva di fumare io lo ignoravo, come faccio di solito quando una persona fuma ed è tutta concentrata sulla sua cicca; avevo iniziato a parlare di computer con l'altro, che stava invece a guardarlo con l'aria di uno che non ne può più di qualcosa ma ormai non ci può far niente, stavo raccontando di un crash abbastanza eclatante accaduto in ufficio e mi esce una citazione: "i problemi dei computer stanno tra la tastiera e la sedia", e il ragazzo che fumava inizia a ridere.
Quella però non è una barzelletta. È una citazione che indica quanto molto spesso i computer hanno problemi per la negligenza di chi li adopera. Eppure quel ragazzo rideva come se anzichè aver appena assistito a un concerto noiosissimo di canzoni mosce suonate male, fosse stato ad uno spettacolo di un bravissimo comico. 
Un quarto d'ora lì, a ridere come un imbecille, di qualsiasi cosa si dicesse anche non rivolta a lui: sostanzialmente io non ho percepito allegria, ho soltanto assistito ad un idiota che rideva senza motivo come se non facesse parte di questo mondo, una sorta di pagliaccio con la risata incontrollata, tanto che ad un certo punto dissi all'altro ragazzo, "ma tu che lo frequenti più spesso, hai qualcosa per spegnerlo? Quando gli si scaricano le batterie?"
Nel suo ridere non sono riuscito a vedere qualcuno divertito, bensì una persona alterata, che ha avuto bisogno di indursi il ridere anche se la situazione richiedeva soltanto una soluzione: prendere, e andarsene a casa! Quella risata mi aveva ricordato un episodio accaduto a me qualche anno prima: durante una festa ho bevuto 3 bicchieri di seguito, di crema al limone. Quel digestivo creato utilizzando limoncello e anche latte. Per cui il sapore dell'alcool è mitigato e ti puoi prendere una sbronza senza accorgerti! Soprattutto se, come nel mio caso, non si è abituati a bere! Ovvio che se sei abituato a bere anche fosse solo vino a pasto, 3 bicchierini di crema limone non ti fanno niente. 
Non mi sono ubriacato in quell'occasione ma tutti mi definivano "allegro" perchè ho semplicemente riso senza motivo per una ventina di minuti e gli altri ridevano con me, però alla fine della risata mi è venuta una gran malinconia addosso. Non che ci fosse da essere tristi, era una festa. Ma era una sensazione di completo squilibrio: Ë vero che mentre ridevo mi piaceva e avrei voluto non finisse mai, ma appena è passato l'effetto mi sono reso conto che il ritorno alla realtà è stato duro, ma perchè prima mi ero trovato fuori dal mondo all'improvviso e altrettanto all'improvviso ci ero ritornato dentro! E allora che senso ha uscire dal mondo se, tanto, dentro ci devi vivere? Se non stai bene in questo mondo, uscirne in quel modo è la peggior scelta da fare: esci pure, ma ogni volta che ci ritorni sarà sempre più dura. 
Giorgio

2 commenti:

  1. Tutto questo è esagerato, sembra quasi antiproibizionismo. Ognuno fa' quello che vuole nella propria vita!

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    1. certo, ognuno fa quello che vuole. Se uno la pensa diversamente da te non significa che lui è sbagliato e tu sei giusto. Significa che la pensa diversamente da te. Tu continua a fare e dire ciò che vuoi e lui continua a fare e dire ciò che vuole. Allo stesso tempo io continuo a pubblicare quello che voglio.

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