Libro StupeFatto

venerdì 19 ottobre 2012

BOSS GAMBINO

Prima udienza dell'ultimo atto ai vari processi del Boss Italoamericano Rosario Gambino. Ad ascoltarlo parrebbe un comune cittadino ingiustamente perseguitato. Sta di fatto che i crimini a lui attribuiti vanno molto al di la di ciò che potrebbe essere un comune cittadino. Clicca qui.
"Questa udienza mi ha fatto piacere perché vogliono fare le cose in ordine - ha spiegato Gambino -. Ho scontato il mio debito con la giustizia. Ho fatto 25 anni di carcere in America e tre in Italia. Ho passato un inferno negli Stati Uniti e poi é stato ancora peggio in Italia. Non hanno carte che giustifichino questo processo in Italia". 
All'udienza hanno assistito anche la moglie di Gambino e alcuni suoi parenti. Il boss è stato scarcerato il 5 luglio scorso e gli è stato notificato l'obbligo di dimora a Palermo e il divieto di espatrio. Per Gambino, rientrato in Italia perché espulso dagli Usa nel 2009, si trattava della seconda scarcerazione dal penitenziario parmigiano. La prima risale al 25 ottobre 2011: due giorni dopo gli uomini della squadra mobile di Roma lo arrestarono in una clinica della capitale su ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Corte d'Appello di Palermo. 
"Per altre vicende ho già pagato - ha spiegato Gambino - Sto cercando anche di riaprire il processo in America dove mi hanno incastrato. Una volta che conclusa la vicenda in Italia mi dedicherò a quello. Se fossi diventato cittadino americano non avrei dovuto subire tutto questo". 
Gambino, tornato a Palermo dopo 55 anni, dice di avere trovato una città "migliore, con più pulizia, piena di negozi e locali. Sono sbalordito di come ho trovato Palermo", dice. Nei lunghi anni negli Usa non ha perso d'occhio quello che stava avvenendo in Italia: "Mi dispiace per la morte di Falcone e Borsellino - dice -. La morte è sempre un episodio spiacevole". 
Il suo avvocato, Anthony De Lisi, ha sollevato l'illeggittimità costituzionale perché a Gambino non sarebbe stato assicurato il diritto di difesa e la riapertura del dibattimento. 
Il processo è stato rinviato al 6 novembre.

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