giovedì 28 maggio 2020

N.R.G. 41356/2018 P.U. 19/12/2019 CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

Come al solito, alcuni politici lasciano dichiarazioni senza neppure leggere le sentenze ed un branco di incompetenti giornalisti pubblicano per partito preso, per creare allarmismi o comunque per riempire pagine di parole senza documentarsi a sufficienza. Infatti, lo scorso dicembre 2019, molte testate giornalistiche hanno riportato articoli dal titolo: La Corte di Cassazione dichiara che la coltivazione di Cannabis per uso personale non è reato.
La Corte di Cassazione non ha autorizzato o modificato alcuna legge. La massima corte, non emette leggi. Effettua dei controlli in merito a sentenze di primo e secondo grado e dichiara se erano conformi alla legge oppure chiede di rivedere una determinata sentenza sottolineando le violazioni di legge. Pertanto: La corte ha solo dichiarato che la coltivazione di stupefacenti è un reato. Però (detto con parole mie) esistono vari tipi di Cannabis e gran parte non contengono il principio attivo che le rende sostanze stupefacenti. Se uno coltiva tipi di cannabis o cannabis che, per la fase di crescita, non ha ancora raggiunto la fioritura e pertanto non ha ancora sviluppato una certa quantità di principio attivo, uno potrebbe anche coltivarla per altri fini che non rientrano nel reato penale e pertanto non si viola alcuna legge. Ricordiamoci che solo il tipo botanico di cannabis indica o sativa sviluppa il principio attivo THC e pertanto ha proprietà droganti. Inoltre, solo le piante femmine di queste due varietà raggiungono la fioritura e sviluppano il THC. Per dirla in breve, io posso coltivare piante maschie perché mi piacciono. Oppure per accendere il camino. Per fare un tessuto oppure per ricavarne un isolante e questo non viola alcuna legge. Posso così fumarmene di piante maschie, se non contengono il THC non ho alcun effetto drogante. È dal 1990 che esiste un d.P.R. (Decreto del Presidente della Repubblica) che convalida quanto dichiarato dalla Corte di Cassazione il 19 Dicembre scorso. Ricapitolando, la Corte ha soltanto rivisto una precedente sentenza dove un giovane campano era stato incriminato per aver coltivato due piante in casa. Le due piante non possedevano ancora alcuna sostanza drogante. Pertanto, non è possibile dimostrarne l'uso.

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